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HARBOR HOTTIEBeh! Dai! Lo dice anche il proverbio: "Marinai donne e guai"

Certamente non stiamo a descrivere storielle di donne in questo sito, se non in qualche caso in forma velatamente anonima. Però di guai o simili, quelli si.

Gli aneddoti fanno parte della nostra vita.

Molti di noi sono nonni, e sicuramente nel tempo troveranno la voglia e l'ardire di raccontare ai nipotini, gli aneddoti appunto, succeduti nel corso della loro vita.

Nel nostro caso naturalmente, parliamo e raccontiamo storie vissute in prima persona, che anche se non ci hanno coinvolto personalmente, sicuramente sono talmente divertenti che vale la pena metterle per iscritto.

Eccone un sunto abbastanza congruo. Ma ci ripromettiamo di inserirne altre mano a mano che i nostri rincoglionimenti senili ce li riporteranno alla mente.

                                                                                            knots luxury blu ridotto

timone                                     

 

Un’avventura da marinaio

Quando successe il fattaccio della litigata e relativo sbarco da nave Vittorio Veneto, dopo il breve ricovero di tre giorni al "Neuro", venni mandato a Maridepocar La Spezia in attesa di movimento ( sapevo già la destinazione : Cava di Sorciaro- Priolo ) .
Appena giunto fui convocato dal Comandante che volle sapere come si erano svolti i fatti. Mi disse di stare tranquillo che a parte qualche servizio di guardia all'entrata non dovevo fare altro. Poi dopo una decina di giorni, chiesi ed ottenni una licenza di tre giorni. Andai a casa e naturalmente passarono in un lampo.
Per rientrare ricordo che presi un treno del pomeriggio dalla stazione dl mio paese poi cambiai a Rovigo destinazione Bologna. Da li un altro treno fino a Parma.
Arrivato a Parma dovetti aspettare un paio di ore il treno che portava a Spezia. Partimmo che era notte inoltrata. Sapevo benissimo che era una specie di tradotta e che avrebbe impiegato circa quattro ore per fare il tragitto . Praticamente si fermava in ogni stazione e .... forse anche a metà tra una e l'altra! Una lumaca di ferro e legno che sbuffava!
Mentre ero in sala d'aspetto a Parma venni colto da un fulmine a ciel sereno: entrò una ragazza di una bellezza folgorante, con una "mini" di quelle che a quei tempi, nonostante fosse normale, faceva comunque alzare la temperatura anche ad un moribondo. Nella mezz'oretta in cui siamo rimasti in sala d'aspetto, abbiamo avuto diversi scambi di occhiate
"innocenti" ma dentro di me dissi che era solo un bel ricordo e nient'altro. Appena arrivò il treno, presi su tutti i miei bagagli, e salii in cerca di uno scompartimento libero. Con mio piacere mi resi conto che il treno era praticamente vuoto o quasi. Bene! Dissi, speriamo che non venga nessuno a rompere cosi dormo. Partimmo e fin da subito sentii nello
scompartimento a fianco delle voci dal tono agitato. Una femminile ed una maschile. Dopo circa cinque minuti sentii ancora la voce femminile urlare e in una frazione di secondo si spalancò la porta del mio scompartimento: "Posso sedermi qui per favore? Di la c'è un idiota che mi importuna. La prego!"
Ma scherziamo? .... dissi ... il treno è di tutti, si accomodi pure. Era il " colpo di fulmine" della sala d'aspetto!
In quel momento dentro di me, ringraziai l'idiota che l'aveva importunata. Almeno un raggio di sole che mi accompagna nel viaggio buio e monotono.
Mi presentai ... piacere, Giancarlo, ... e lei ... altrettanto Laura !
Cominciammo a chiacchierare del più e del meno, lei mi chiese vedendo la divisa dove ero in servizio, ribadendo che se volevo ci si poteva vedere ancora finché ero a Spezia perché lei era da parenti in città per un mesetto. Disse che abitava a Casalmaggiore e che aveva due bimbe, ma che era separata. Caspita pensai, cosi giovane? ( Poi seppi che aveva 29 anni e che si era sposata a 23 ). La discussione andò avanti molto allegramente con battute più o meno piccanti o divertenti, assieme ad aneddoti spassosi da entrambi. Poi mise giù il libro che tentava di leggere ( o forse fingeva ) e mi disse che avrebbe gradito spegnere la luce e riposare un po'. Accettai di buon grado e guardando l'orologio vidi che erano le tre e mezza. Spensi la luce e sia io che lei, ci sdraiammo sui sedili dello scompartimento, rigorosamente in similpelle e duri come il legno.
Lo scompartimento era pregno del suo profumo e nel buio sentivo il suo respiro "quasi" regolare. Un po' alla volta mi misi il cuore in pace e cominciai a chiudere gli occhi. Inconsciamente lasciai andare il braccio sinistro verso il vuoto, e dopo un paio di minuti ( almeno credo) per poco non mi prese un infarto. Lei con delicatezza, mi accarezzò prima le dita e poi la mano. Mi fece intendere di tirarmi verso di lei ed in un attimo ci trovammo avvinghiati in un insieme di baci e carezze, che mano a mano diventavano sempre più audaci.
Avevo la testa che non ragionava più. ( caspita non avevo ancora diciannove anni e gli ormoni erano un groviglio scomposto ed inarrestabile ). Sul più bello sentimmo il controllore che si avvicinava e facemmo appena in tempo a ricomporci ... aprì la porta e accese la luce ... biglietti prego ... Ma vaff ... pensai ... non potevi startene nel tuo sgabuzzino?
Poco male comunque, non appena il controllore molto intelligentemente chiuse di nuovo la posta e spense le luci eravamo di nuovo avvinghiati con maggior vigore. Trascorsi la notte più bella di quel periodo ..... Arrivammo a Spezia intorno alle sei e quarantacinque, e andammo in un bar a fare colazione. Ci lasciammo con la promessa che ci saremmo rivisti ed io rientrai in un misto di contentezza e sconforto a Maridepocar. In seguito ci vedevamo tutte le volte che ero libero, ed andai anche a trovarla a Casalmaggiore, quando tornai da Cava di Sorciaro. La storia continuò per un bel po' finché ...
Ma questa è un'altra storia.

Montin

 

Giancarlo Montin

 

timone

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Guardia notturna ad Orano

Mi rifaccio ad un racconto scritto da Moreno all'interno del nostro sito. C'ero anch'io in quella Down Patrol di cui parla. Ricordo perfettamente quasi tutto. Mi mancano le date ma sicuramente eravamo nel '72 a bordo dell'INTREPIDO. Oserei dire nei mesi di Marzo/Aprile.
Eravamo stati a Smirne e Salonicco ma anche ad Orano in Algeria. E fu li che successe ....
Ad Orano mettemmo la divisa estiva, e di giorno uscivamo con la maglietta bianca ed i galloni attaccati sulla manica. Un caldo pazzesco. Ma alla sera, l'escursione termica era incredibile. Il secondo giorno di permanenza nella città algerina, ero di comandata e come tale sarebbe stato meglio non uscire. Nel caso qualcuno avesse marcato visita avrei dovuto sostituirlo. E se ero in libera uscita era un problema rintracciarmi. ( Non c'erano certo i cellulari ). Io e Franco facemmo un po' di conti: se quello che era montato di guardia era a posto, almeno fino a mezzanotte eravamo tranquilli. Decidemmo di rischiare. Andammo a visitare la città alta. Da lassù si godeva di un panorama mozzafiato su tutto il golfo di Orano. E si vedevano anche tantissime navi militari russe ormeggiate alla fonda al largo. In effetti Orano era un porto dove si fermavano i russi spesso a fare rifornimento di nafta e viveri. Era per loro una base logistica anche per gli accordi di cooperazione esistenti ( almeno allora ).
Facemmo diverse foto e poi andammo a mangiare. Verso le undici e mezza decisi di rientrare a scanso di equivoci. E feci bene! Appena arrivato sottobordo il capo di guardia mi disse di prepararmi che avrei dovuto sostituire un collega che si era beccato una specie di infezione intestinale.
In quei porti del nord Africa facevamo anche la guardia sui corridoi laterali per evitare eventuali tentativi di salita a bordo dal mare. Due ore camminando avanti e indietro sul corridoio di sinistra, con il Mab a tracolla. Mi misi anche il giubbotto di navigazione con il pelo all'interno. Un freddo boia! Preso dallo sconforto decisi di mettermi sotto i termoconvettori laterali dai quali usciva l'aria calda dall'interno della nave. Era aria viziata e piena di fumo di sigarette, ma almeno era calda! Non ricordo dopo quanto tempo ma un po' alla volta cominciai a prendere sonno e inconsciamente scivolai piano piano giù appoggiato con la schiena sulla paratia. Senza volerlo, (e per fortuna) inforcai con una gamba a destra e l'altra a sinistra un paletto di acciaio di quelli che reggono le draglie. Con il paletto appoggiato sui miei gioielli feci una dormita di circa mezz'ora, finché non percepii un urlo e sentii molto bene un calcio nella coscia. Era il capo di guardia che mi aveva beccato! Naturalmente una bella dose di " carne" da riempire un frigorifero e venni messo a rapporto. Conclusione: passai gli altri quattro giorni di permanenza ad Orano agli arresti. Libero soltanto il giorno in cui salpammo per altre destinazioni.

Montin

 

Giancarlo Montin

 

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