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Un’avventura da marinaio

Quando successe il fattaccio della litigata e relativo sbarco da nave Vittorio Veneto, dopo il breve ricovero di tre giorni al "Neuro", venni mandato a Maridepocar La Spezia in attesa di movimento ( sapevo già la destinazione : Cava di Sorciaro- Priolo ) .
Appena giunto fui convocato dal Comandante che volle sapere come si erano svolti i fatti. Mi disse di stare tranquillo che a parte qualche servizio di guardia all'entrata non dovevo fare altro. Poi dopo una decina di giorni, chiesi ed ottenni una licenza di tre giorni. Andai a casa e naturalmente passarono in un lampo.
Per rientrare ricordo che presi un treno del pomeriggio dalla stazione dl mio paese poi cambiai a Rovigo destinazione Bologna. Da li un altro treno fino a Parma.
Arrivato a Parma dovetti aspettare un paio di ore il treno che portava a Spezia. Partimmo che era notte inoltrata. Sapevo benissimo che era una specie di tradotta e che avrebbe impiegato circa quattro ore per fare il tragitto . Praticamente si fermava in ogni stazione e .... forse anche a metà tra una e l'altra! Una lumaca di ferro e legno che sbuffava!
Mentre ero in sala d'aspetto a Parma venni colto da un fulmine a ciel sereno: entrò una ragazza di una bellezza folgorante, con una "mini" di quelle che a quei tempi, nonostante fosse normale, faceva comunque alzare la temperatura anche ad un moribondo. Nella mezz'oretta in cui siamo rimasti in sala d'aspetto, abbiamo avuto diversi scambi di occhiate
"innocenti" ma dentro di me dissi che era solo un bel ricordo e nient'altro. Appena arrivò il treno, presi su tutti i miei bagagli, e salii in cerca di uno scompartimento libero. Con mio piacere mi resi conto che il treno era praticamente vuoto o quasi. Bene! Dissi, speriamo che non venga nessuno a rompere cosi dormo. Partimmo e fin da subito sentii nello
scompartimento a fianco delle voci dal tono agitato. Una femminile ed una maschile. Dopo circa cinque minuti sentii ancora la voce femminile urlare e in una frazione di secondo si spalancò la porta del mio scompartimento: "Posso sedermi qui per favore? Di la c'è un idiota che mi importuna. La prego!"
Ma scherziamo? .... dissi ... il treno è di tutti, si accomodi pure. Era il " colpo di fulmine" della sala d'aspetto!
In quel momento dentro di me, ringraziai l'idiota che l'aveva importunata. Almeno un raggio di sole che mi accompagna nel viaggio buio e monotono.
Mi presentai ... piacere, Giancarlo, ... e lei ... altrettanto Laura !
Cominciammo a chiacchierare del più e del meno, lei mi chiese vedendo la divisa dove ero in servizio, ribadendo che se volevo ci si poteva vedere ancora finché ero a Spezia perché lei era da parenti in città per un mesetto. Disse che abitava a Casalmaggiore e che aveva due bimbe, ma che era separata. Caspita pensai, cosi giovane? ( Poi seppi che aveva 29 anni e che si era sposata a 23 ). La discussione andò avanti molto allegramente con battute più o meno piccanti o divertenti, assieme ad aneddoti spassosi da entrambi. Poi mise giù il libro che tentava di leggere ( o forse fingeva ) e mi disse che avrebbe gradito spegnere la luce e riposare un po'. Accettai di buon grado e guardando l'orologio vidi che erano le tre e mezza. Spensi la luce e sia io che lei, ci sdraiammo sui sedili dello scompartimento, rigorosamente in similpelle e duri come il legno.
Lo scompartimento era pregno del suo profumo e nel buio sentivo il suo respiro "quasi" regolare. Un po' alla volta mi misi il cuore in pace e cominciai a chiudere gli occhi. Inconsciamente lasciai andare il braccio sinistro verso il vuoto, e dopo un paio di minuti ( almeno credo) per poco non mi prese un infarto. Lei con delicatezza, mi accarezzò prima le dita e poi la mano. Mi fece intendere di tirarmi verso di lei ed in un attimo ci trovammo avvinghiati in un insieme di baci e carezze, che mano a mano diventavano sempre più audaci.
Avevo la testa che non ragionava più. ( caspita non avevo ancora diciannove anni e gli ormoni erano un groviglio scomposto ed inarrestabile ). Sul più bello sentimmo il controllore che si avvicinava e facemmo appena in tempo a ricomporci ... aprì la porta e accese la luce ... biglietti prego ... Ma vaff ... pensai ... non potevi startene nel tuo sgabuzzino?
Poco male comunque, non appena il controllore molto intelligentemente chiuse di nuovo la posta e spense le luci eravamo di nuovo avvinghiati con maggior vigore. Trascorsi la notte più bella di quel periodo ..... Arrivammo a Spezia intorno alle sei e quarantacinque, e andammo in un bar a fare colazione. Ci lasciammo con la promessa che ci saremmo rivisti ed io rientrai in un misto di contentezza e sconforto a Maridepocar. In seguito ci vedevamo tutte le volte che ero libero, ed andai anche a trovarla a Casalmaggiore, quando tornai da Cava di Sorciaro. La storia continuò per un bel po' finché ...
Ma questa è un'altra storia.

Montin

 

Giancarlo Montin

 

timone

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