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Gli ammutinamenti sul "Grosso"

Cari fratelli, vedo con piacere che, oltre a me e a Dario, altri di voi, mandano degli aneddoti. Spero che sarete d'accordo con me se dico che noi fratelli Em68, abbiamo rinchiuso nella nostra memoria, un tesoro inestimabile: i ricordi di quel passato. E i ricordi di uno appartengono anche agli altri; le raccate descritte da Dario, specie quella con "l'urlo", sono anche le mie; ed anche la scorta alle navi russe che transitavano nei nostri mari, l'ho vissuta pure io.
In una torrida giornata estiva, era il 14 agosto 1971, due sommergibili sovietici, provenienti dall'Atlantico e diretti ad oriente, verso il mar Nero, erano segnalati nel Canale di Sicilia, al largo della Tunisia, e così alcune navi della Scuola Comando, di base ad Augusta, tra le quali la mia corvetta Umberto Grosso, furono costrette ad un'uscita in mare straordinaria, appunto per scortarli fino fuori dalle nostre acque territoriali. Ad un certo punto i due sommergibili sovietici si fermarono, affiancandosi uno vicino all'altro, si aprirono gli sportelli delle torrette e ne vennero fuori i marinai sovietici in costume e si fecero il bagno nel mare in barba a noi che continuammo a fare loro da bagnini! Succedeva anche questo durante il periodo della così detta "Guerra Fredda"!
L'aneddoto che invece voglio descrivere ora, riguarda un'altra battaglia, che tutti noi abbiamo combattuta durante il periodo trascorso in Marina, e cioè quella della pancia, ovvero di quello che riuscivamo a mandare in essa, quando era l'ora del rancio.
Sicuramente alle Scuole CEMM non siamo stati fortunati, e chi se lo poteva permettere, si recava, in modo illegale, dal famoso "Pizzaferro" a comprarsi il panino con la frittata, e in tal modo riusciva ad integrare, come qualità e quantità, quello che veniva fuori dalle gamelle.
A bordo se le cose andavano un po' meglio, dipendeva dal capo gamella: se era onesto, si mangiava discretamente; se invece di pensare alle nostre pance, pensava solo alle sue tasche, succedevano invece episodi come quelli che mi accingo a descrivere.
Se la nave era in porto, si riusciva a sopperire alle carenze della cucina di bordo, facendoti un panino in un bar, o recandoti a mangiare fuori; ma durante le navigazioni "o ti mangi sta minestra o ti butti dalla finestra"
Ricordo che una sera a cena nella gamella per secondo, in una brodaglia di incerto colore, galleggiavano dei miseri pezzetti di carne, e un marinaio, alto due metri, e con una stazza di oltre cento chili, domandò perplesso al capo gamella: "secondo lei come faccio a saziarmi con questa roba?" Al che, imperturbabile, il sottufficiale rispose che il rancio aveva superato l'esame dell'ufficiale d'ispezione che l'aveva giudicata "ottima ed abbondante". Ricordo che la gamella della prova era confezionata in modo assai diverso, almeno come quantità, da quella che poi toccava a noi dell'equipaggio. Comunque quella sera, tra noi marinai, fu stipulato un tacito accordo, e così alla prima "mensa equipaggio" che fu chiamata in porto, stranamente non c'era nessuna fila davanti alla cucina; arrivavamo poi alla spicciolata e ognuno riempiva la gamella e senza sedersi nella mensa, la andava a svuotare nel bidone del pattume. Ovviamente questo democratico "ammutinamento" non passò inosservato, d'altronde era questo che volevamo; e subito fu chiamata un'assemblea straordinaria dei reparti a poppa, alla quale intervenne un incacchiatissimo comandante in seconda, che condannò il nostro gesto, definito inconsulto e ce ne domandò il motivo.
Due marinai coraggiosi, quelli che avevano proposto la protesta, spiegarono i nostri motivi al comandante; loro due, si beccarono un massimo di rigore, ma il resto dell'equipaggio ottenne il beneficio, di avere con lo stesso capo gamella, dei ranci più umani.
Si andò avanti bene per diverso tempo; poi cambiò il capo gamella, e le cose peggiorarono e così fu organizzato il secondo "ammutinamento".
Agli inizi del dicembre dell'anno 1971, la nostra nave, con l'intera squadriglia della Scuola Comando, era in crociera; così quando toccammo il porto di Tolone in Francia, decidemmo che nessun marinaio del Grosso, uscisse in franchigia. E così alla chiamata pomeridiana "franchi in riga a poppa", tra lo stupore di ufficiale e sottufficiale d'ispezione, nessun marinaio si presentò; e la stessa cosa successe alla chiamata serale. E il giorno dopo all'assemblea a poppa, intervenne addirittura il comandante in prima, al quale non era andata giù la faccenda che nella città di Tolone non ci fosse stato presente nessun marinaio della sua nave! I soliti coraggiosi ne spiegarono il motivo. Questa volta fummo più fortunati; è pur vero che molti di noi avevamo perso una franchigia in un porto estero, ma in compenso non ci fu nessuna punizione per i sobillatori, ma la rimozione immediata del capo gamella, e l'imbarco di specialità gastronomiche della cucina francese.

mastriani Rosario Mastriani

timone

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