Scritto il . Pubblicato in I racconti di Dario.

Il mio mondo in grigio - Dario Bilotti

Un emozionante racconto di Dario

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Rivedo vecchie foto e il passato mi assale, feroce e nostalgico. Il colore rosso è forte, il blu mi emoziona, il giallo mi abbaglia e il verde mi quieta... e così via. Ma  le immagini, quelle stampate nella memoria, sono solo in bianco e nero. Luce e tenebra. Ma le sfumature, dalla luce alle tenebre, erano e sono infinite. Rammento la scatola di legno da cui uscivano fotografie di personaggi mai conosciuti, da guardare con curiosità; donna seduta e uomo in piedi accanto, austeri, seri, mai un sorriso, come un monito a vivere con durezza e sacrificio. Foto ingiallite o arrossate dalla vetustà che mostravano la rudezza  della vita vissuta. Avi, nonni dei nonni, lontani nel tempo ma vicini al pensiero che furono coloro che permettono l'agio di oggi. Ricordo il cortile che frequentavo con l'antico  tavolo romano in pietra appoggiato sulla ghiaia e le pareti scrostate delle case circostanti; l'ippocastano su cui salivo a raccogliere maggiolini; la montagna scura  e opprimente e  le nuvole che la ricoprivano. La strada, che mi conduceva a scuola tra le murature sbrecciate delle case antiche che avevano visto il meglio e il peggio della storia passata, mi accompagnava nella penombra fino all'ingresso; la lavagna di ardesia e i gessetti che ne sporcavano la superficie e il cassino di tela che  la ripulivano. La strada del ritorno uguale ma di direzione opposta quindi diversa. La neve che copiosa cadeva a quel tempo, il mondo colorato che si mostrava solo con due tinte, bianco e nero. I genitori e gli zii, gli amichetti con cui passare ore ed ore a giocare liberi di sporcarci. Poi il cambio di città e cambio di visuale, ma sempre muri antichi, nobili, vissuti dalla e nella Storia. Nuove amicizie e nuove sensazioni ma luminosamente grigie.  E poi le feste in casa di Luigi o Enrico come di Rita o  Franca, l'addetto al giradischi e la luce del lampadario che si spegneva, il pavimento con le piastrelle squadrate che formavano un improbabile quanto semplice mosaico  su cui ballare e sentire il respiro di colei che si stringeva a me. Il primo bacio con un iniziale senso di disgusto per poi capire che era il primo splendido passo. Poi l'adulto che riaccendeva la luce eliminando l'atmosfera, abbagliando. Le vie cittadine percorse dalle  nere rotaie dei tram che portavano ovunque. Sorrisi puri di giovani inconsapevoli di quanto prospettasse loro il futuro. Visi semplici, su semplici vestiti che esaltavano le figure e  l'immaginazione.  La prima sigaretta fumata di nascosto e un giro di labbra e di saliva. Una cotta e pensieri profondi proiettati nel futuro, sguardi intensi tra occhi che vedono solo dinanzi a sé. Tutto nelle infinite sfumature tra il bianco e il nero. Amabile, meraviglioso. Ricordi luminosi senza colore. Felicità, pur non avendo niente se non la mia fantasia e la libertà di poterla  espandere senza confini. Parlare e innamorarmi, passeggiare mano nella mano fregandomene delle critiche  dei puritani che non accettano un bacio in pubblico. E gli occhi scuri su un viso incorniciato da lunghi capelli neri e sorrisi abbaglianti. Una passeggiata e un gelato bastavano a riempire la giornata con l'intenzione di rivederci il giorno dopo. Un mondo da esplorare e da vivere; senza colore, ma con tanto intimo calore. E poi una scelta motivata, voluta e infine decisa, per vivere appieno la gioventù secondo i miei desideri. Un viaggio, IL VIAGGIO, la lontananza, la sofferenza  per il distacco dalle cose note e dagli affetti, ma la consapevolezza d'averlo autonomamente desiderato e  ottenuto, come fosse una necessità il sentirmi libero di gestire la mia vita andando incontro a difficoltà impreviste ma coinvolgenti. E allora la conoscenza di coetanei o uomini diversi con le loro caratteritiche , lontane dalle mie abitudini e a cui sottostare,  resistendo magari con un nodo in gola alle prevaricazioni, ma necessarie per indossare una corazza contro le inevitabili traversie. Il mare nero, le nuvole grigie e il riverbero bianco coprono ogni colore, questo ho dinanzi agli occhi perché è intimo, sentito, profondo. I viaggi e i popoli conosciuti  sono ormai scolortiti come se le tinte perdessero la loro luminosità. Il ritorno a casa e adeguarsi alla normalità e agli obblighi  costringe al buio ogni pensiero di vita vissuta. Ma le prove a cui inevitabilmente si va incontro rafforzano il carattere, il cui embrione è stato creato dalle esperienze giovanili.  Nuovi amori e nuovi orizzonti che cercano di nascondere il passato, null'altro fanno che stendere un velo scuro per celare quanto gestito con determinazione, come se tutto quanto finisse in un ipotetico album  e messo in un cassetto, pronto però a svelare al curioso e se ne ha la capacità di calarsi nell'intimo altrui. I ricordi sfumano lasciandomi le certezze del passato su una serie di  fotografie in bianco e nero, pronti però a essere visualizzati e giudicati, ma comunque amati e decisi a resistere nel tempo.

Dario viso Dario Bilotti

timone

   

 

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