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La pastasciutta

Protagonisti: Vincenzo Santucci, Dario Bilotti,3 kg di spaghetti al sugo.
Nave Vittorio Veneto in una sera di navigazione qualunque, su qualche mare dei nostri, in 3°grado d'approntamento. E' il compleanno di Vincenzo che decide di offrire alle due ADT (34 e 36 per intenderci) una ricca pastasciutta. Già avvertito il cuoco della richiesta alle 23,00 lo andiamo a svegliare. Mugugnando e smoccolando si alza e si reca in cucina.
In men che non si dica prepara due vassoi di pasta al sugo che al solo suo odore risveglia in Vincenzo e in me la licantropia latente. Con le mani sotto il vassoio ustionante, dalla cucina ci incamminiamo verso le ADT. Salita la scala che conduce al corridoio degli alloggi ufficiali e dopo aver simpaticamente salutato la statua del marinaio al timone in cima alla scala stessa (Italiani, popolo di santi ,di navigatori di eroi) ci infiliamo nel corridoio. Un improvvisa sbandata della nave crea il fattaccio:
la massa tremolante della pasta intrisa nel sugo comincia a scivolare inesorabilmente verso il basso, da dietro vedo perfettamente Vincenzo che cerca di contrastare la caduta inclinando il vassoio verso di se per poi inclinarlo nuovamente in avanti ma ormai la forza di gravità ha preso il sopravvento e con un rumore cosi descrivibile "SPATACIAC" tutto il contenuto finisce sul pavimento. Lunga sequela di: ma li mortè......., ma li mortolli........., ma li mortà........, ma li faivemortaccinquetua, come il nostro istruttore di imprecazioni romanesche insegna ( maestro Papalla alias Sergio Ottaviani).
Appoggio non senza fatica il mio vassoio e con gli unici attrezzi disponibili, le mani, aiuto Trucioli San a raccattare il succoso prodotto e a buttarlo nuovamente sul piatto di portata (a proposito era di acciaio probabilmente della mensa ufficiali). Facendo attenzione a non lasciare traccia di spaghetti in maniera tale che un eventuale percorritore del corridoio veda la macchia come una raccata, velocemente e cautamente con mosse da giocolieri raggiungiamo le ADT. Riappoggio il mio vassoio sul pagliolato, apro la porta e depositiamo la fumante pastasciutta sul tavolo da lavoro. Ma non ci fermiamo, ridiscendiamo le scalette e non so come si materializzano nelle nostre mani un frattazzo ,due secchi, uno spazzolone e uno straccio asciutto che memori dei posti di lavaggio con una velocità impressionante fanno il loro dovere. Tornati in centrale diamo sfogo all'appetito, tenendoci ben lontani dal vassoio caduto, forse perché ci hanno avvertito che la pasta sa vagamente di cera, imprecando concordano che i cuochi non sono più quelli di una volta. Finito il pasto Vincenzo rimane di guardia e io vado a bozzare. Ripasso davanti al luogo del fattaccio: una ampia macchia opaca fa bella mostra di se sul lucidissimo linoleum. Monto di guardia alle 04,00 e quando alle 08,00 smonto ripassando nuovamente nel corridoio ufficiali noto un crocchio di persone che sta elucubrando sulle cause di una improvvisa mancanza di cera nel centro. Mi fermo e do anch'io un giudizio : sicuramente una raccata di qualche neo imbarcato, ma che perlomeno ha pulito. Roba da licenza premio.

Dario viso Dario Bilotti

timone

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