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Raduno Sabaudo

Il buon Dario Bilotti è stato l'ultimo fratello a scrivere qualche aneddoto per il nostro sito; negli ultimi due ha descritto le trasferte di Taranto, quella di quest'anno e quella del 2008; mi sembra quindi doveroso contraccambiare la sua abnegazione al gruppo, descrivendo il raduno che lui e l'altro fratello Rinaldo Tuninetti, hanno in modo impeccabile, organizzato a Torino a fine maggio. Mi sembra superfluo aggiungere le mie congratulazioni a quelle degli altri fratelli che hanno partecipato al raduno, sennò va a finire che Dario e Rinaldo (Ninì per la moglie), si montano la testa, anche se hanno tutto il diritto per farlo! E quel "Bravi, bravi, bravi" avuto da un fratello che non era presente, se lo sono proprio meritato. Io e mia moglie Pina, insieme a Cicciano e la sua consorte Grazia, siamo stati gli unici che ci siamo goduti tutto il raduno; gli altri, chi per una ragione, chi per un'altra, si sono persi o il pranzo improvvisato a casa di Dario, o la visita al castello di Racconigi, o entrambe le cose.
Siamo partiti in auto, io e Pina, la mattina di sabato 30 maggio alle nove e, come poi al ritorno, è stato un viaggio comodo perché...controcorrente; infatti noi andavamo al nord, mentre la maggior parte degli settentrionali si recavano verso sud per il ponte del 2 giugno; e di conseguenza anche il ritorno a casa fu contrario al rientro dall'esodo.
Con Dario, nella sua impolverata "Bravo" ci siamo incontrati a Poirino, piccolo centro a 26 Km a sud di Torino; era in compagnia di Mimmo Varriale, arrivato in aereo da Napoli, in mattinata. Poco dopo sono arrivati anche Cicciano e consorte, la quale era un po'turbata perché secondo lei, suo marito aveva allungato la strada, nel prendere la Torino-Savona invece della Torino-Piacenza. Pranzo improvvisato a casa di Dario ma non per questo meno sfizioso, a parte la "carbonara" ed a proposito devo dire che questa pietanza non è arte per i piemontesi! Dopo gli antipasti, annaffiati da del buon barbera, eravamo già sazi! Un po'di digestione l'abbiamo fatta poi nel giardino dei coniugi Bilotti; ma che dico? giardino? Sembrava una tenuta, ricca di vegetazione e di piante, forse un po'trascurata, ma è comprensibile, il buon Dario non è mica in pensione per dedicarsi al giardinaggio! E poi deve pure pensare ad accudire la sua numerosa famiglia faunistica: quattro cani e tre gatti.
Unico inconveniente la ferrovia adiacente la tenuta, ma Dario ha assicurato che col tempo ci si abitua al rumore dei treni in corsa. Dopo il caffè, abbiamo lasciata sola Graziella, per andare a recuperare Paolo Zanardello, che era da solo, e i coniugi Battipaglia, per poi andare all' agriturismo "Cascina La Verne" un ex-convento immerso nel verde e nella tranquillità, a pochi chilometri da Carmagnola. In serata sono arrivati poi gli altri due ospiti, e cioè Montin e Silvana. Pomeriggio in giro per Carmagnola. In serata cena di benvenuto al ristorante di questa antica cittadina "El quartin" ove erano ad attenderci Rinaldo, la sua consorte Clementina, un Rt/68 Gaetano e consorte, e una coppia di anziani amici di Dario, fratello e sorella, simpaticissimi. Cena a base di specialità piemontesi, che hanno reso la serata ancor più piacevole; lodevole anche il pensierino offerto dai due cari fratelli piemontesi, un pezzo di canna lavorato in cui era rinchiusa una penna, e alcuni fogli di benvenuto realizzati con il cuore, lo si capiva dalla frase "L'amicizia ha ragioni che la ragione non conosce...pensiamo sia desiderio comune che questo nostro incontro lasci in noi un ricordo tanto bello da essere ricordato con una frase che tutti amiamo: io c'ero."
Dario promise che ci avrebbe fatto scarpinare, ed ha mantenuto la parola; abbiamo camminato tanto, ma ne è valsa la pena; del resto dovevamo smaltire le abbuffate! Io ero già stato a Torino, ma grazie alla guida di due torinesi, l'ho conosciuta per bene e l'ho apprezzata; davvero una bella, pulita e ordinata metropoli, piena di turisti e con tante attrattive da visitare. Abbiamo iniziato con la visita al Palazzo Reale, dove un bravo cicerone ci ha fatto conoscere per bene il luogo di residenza della Casa di Savoia; che emozioni attraversare quelle austere e riccamente arredate stanze ove in passato avevano vissuto personaggi illustri come Carlo Alberto, Vittorio Emanuele III, Umberto II ultimo re d'Italia. Dopo il Palazzo Reale, una visita al Duomo, ove è conservata la "Sacra Sindone". Il break di mezzogiorno in un elegante ed economica tavola calda del centro e poi nel pomeriggio la visita al Museo Egizio, che è il terzo al mondo come importanza dopo quello del Cairo e di Londra; che spettacolo ragazzi! vedere per credere; ma ciò che a noi vecchi lupi di mare ha reso la visita più gradevole, è stata la guida, Erika, un' attraente giovane toscana, che ci ha distratto alquanto dalle bellezze artistiche egizie, vero Paolo? Dopo il Museo egizio, un giro per il centro, passando per la Mole Antonelliana, il simbolo di Torino e alla fine il ritorno in agriturismo per prepararci per la serata. Come da copione, pizzata a Carmagnola, dove alcuni impavidi hanno insistito con la "carbonara" si erano dimenticati che non era una pietanza piemontese! La mattina del secondo giorno, Dario puntuale ci è venuto a prendere e siamo andati in località Venaria Reale a 10 Km a nord di Torino. E qui abbiamo visitato il Castello Reale, nonché un incredibile parco e i Museo Egizio Sommerso che in verità mi ha lasciato un po' deluso; mi aspettavo qualcosa di diverso, invece c'erano solo dei piccoli reperti recuperati in mare; e poi non c'era una guida scelta, per cui Grazia, la moglie di Cicciano ci ha fatto perdere un mucchio di tempo perché voleva farsi una cultura egizia leggendo tutte le note esposte sui reperti! Ho fatto arrabbiare Mimmo, infatti avevo raccolto un ciottolo in un cortile, facendogli credere che lo avessi scardinato da uno dei pezzi archeologici del museo; e che fatica per convincerlo che scherzavo, mi ha dato una mano Dario!
Pranzo veloce sempre lì a Venaria, poi nel pomeriggio visita a Colle di Superga; abbiamo lasciato le auto ai piedi del colle e abbiamo raggiunto la sommità tramite una funicolare. Emozionante il Monumento dedicato al Grande Torino, lo squadrone che concluse la sua gloriosa esistenza su un aereo che si schiantò su questo colle. Stupendo lo spettacolo di Torino vista dall' alto. La Basilica era chiusa per lavori di restauro; alcuni di noi hanno voluto visitare le tombe di alcuni reali sabaudi. Era troppo tardi per tornare in agriturismo, così ci siamo recati direttamente al ristorante "14" di Carmagnola per la cena di arrivederci, che pure è stata molto gustosa. Ottimo pure il vino che ci ha riscaldato il cervello e così abbiamo convinto Dario a farcelo raffreddare visitando la sede dell'ANMI di Carmagnola, di cui lui e il fratello Rt sono soci, e pure quella breve visita è stata molto piacevole: l'ennesimo museo, seppur di origine marinara. Dopo quella visita ci sono stati i primi saluti. I coniugi Battipaglia ci avevano già salutati la sera prima. Questa volta ci siamo accomiatati da Rinaldo, consorte e le due coppie estranee al gruppo degli Em/68.
All'agriturismo abbiamo salutato pure Mimmo Freedome che il giorno dopo si è levato all'alba e accompagnato da Dario all'aeroporto, in aereo ha fatto ritorno a Napoli.
Mattinata del 2 giugno dedicata alla visita del Castello di Racconigi e annesso parco, residenza estiva dei Savoia, da parte dei residui del gruppo; i coniugi Cicciano, Paolo, Dario e sottoscritto con moglie; Giancarlo e Silvana ci avevano abbandonati al mattino. Oltre alla particolarità dell'appartamento reale, che più o meno rispecchiava quello di Torino e di Venaria, qui abbiamo visitato pure gli appartamenti delle badanti dei principi reali e gli enormi locali delle cucine; in parole povere fanno Museo anche le cose non nobili! Erano circa le dodici quando ognuno ha preso la via di casa sua. Commovente l' abbraccio a Dario che davvero si è prodigato, insieme a Rinaldo, a renderci piacevole questa breve vacanza: Dario che, in seguito, non ha voluto accettare l'Encomio Solenne attribuitogli da Moreno; si è schernito dicendo che loro due non sono stati bravi, ma che la nostra partecipazione al raduno ha reso il loro impegno lodevole, e che senza la nostra presenza non avrebbe avuto senso; diciamo che una cosa ha completata l'altra, a dimostrazione che questi incontri, oltre a consolidare la nostra fraterna amicizia, serve a farci conoscere il nostro Paese: un'Italia meravigliosamente bella e tutta da scoprire. Alla prossima, cari fratelli.

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Rosario Mastriani, Em68, uno di voi!

timone

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Un giorno a Mariscuola

Taranto 5 aprile 2008

Ore 18.00, come concordato con il Comando siamo tutti davanti all'ingresso di quella che fu la nostra casa per due anni. Noi EM68 siamo tornati a rivedere il punto in cui tra agosto e settembre di quaranta anni fa ci siamo trovati, bambini o poco più, carichi di curiosità e di paura dell'ignoto, ma incoscienti artefici del nostro futuro prossimo.
Ad attenderci il T.V. Giuliano Durso che con il suo sorriso ci ha subito messo a nostro agio. Ci ha condotto all'interno di una realtà molto simile a quella dei nostri ricordi sopiti ma lontana anni luce da quelli effettivamente vissuti. Abbiamo rivisto i viali su cui abbiamo consumato, in marce, tante suole; ci è sembrato di sentire il brusio dei parenti intervenuti al giuramento che ci accoglievano con applausi quando si sfilava davanti a loro ed alle autorità sul palco; la palazzina, ora inagibile, delle nostre camerate ci è sembrata ancora quel rifugio alla stanchezza, il luogo deputato per piangere in silenzio nella notte pensando a casa, il luogo deputato ad approfondire, prima del sonno ristoratore e meritato, amicizia e fratellanza che piano piano cominciavano a fare ingresso nelle nostre menti.
Le nuove strutture moderne ci hanno tolto un poco di poesia, convinti di trovare tutto com'era per poterci immergere nuovamente nel limbo della nostra memoria. Ci siamo trovati, in men che non si dica, all'ingresso della palazzina che ci avrebbe accolti per qualche notte, senza renderci conto del tragitto fatto; silenziosamente abbiamo sfiorato il selciato, come sospesi, quasi a non voler disturbare il rumore dei tacchetti e delle punte di ferro che marciando ci permettevano di tenere il passo senza l'intervento vocale dell'istruttore, un suono che ci ronzava in testa come una meravigliosa melodia. Abbiamo mangiato nella mensa degli allievi lontani da loro per non interrompere quella che abbiamo interpretato come una rigidità disciplinare formativa del carattere, con le regole imposte a cui ci è sembrato tutti si sottoponessero con educata misura. Più di uno di noi avrebbe voluto sedersi mescolandosi a loro a testimoniare l'affetto nei loro confronti, come fratelli maggiori a cui avrebbero potuto chiedere racconti di vita vissuta, consigli o più semplicemente strappare un sorriso di approvazione per quello che hanno iniziato. Personalmente mi sarei sbilanciato in un: RAGAZZI SIETE MERAVIGLIOSI E VI VOGLIAMO BENE. Poi abbiamo preferito non interrompere una pratica d'orario con un'intrusione chiassosa tale da disturbare le buone abitudini.
Siamo andati a dormire e, quando la tromba ha suonato il silenzio ,un nodo in gola è salito prepotentemente a più d'uno, pochi hanno dormito, l'eccitazione è stata più forte.
La mattina di sabato la sveglia di Moreno ci ha buttati giù dalle "brande" ed è iniziato il nostro giorno, quello per cui abbiamo intensamente lavorato per qualche mese. Dopo colazione abbiamo assistito alla cerimonia dell'alza Bandiera divisi in due gruppi tra il campaccio e la scuola marescialli dove abbiamo ricevuto lodi e hip hip hurrà voluti dal Comandante Longhi che ci ha additati come un esempio di fratellanza che dura da quarant'anni. Il giovane Durso ci ha accompagnati in giro nel comprensorio e sul campaccio abbiamo fatto la foto che immortala noi davanti alla scritta che nel bene e nel male ci ha accomunati in questi anni.
PATRIA E ONORE
Le nostre aule ormai dismesse, la segreteria della SPART, l'ufficio di don Emilio, la pineta sede di chiacchierate serali e momenti di pausa, tutto ci ha riempito il cuore. Il momento dell'emozione generale è avvenuto quando Moreno leggendo il discorso dopo la consegna della scultura del maestro Maremmani, si è dovuto fermare per versare calde lacrime e noi, uomini duri, praticamente gli siamo andati dietro e quando due allievi si sono avvicinati a lui per stringergli la mano abbiamo capito che la ragione che ci ha guidati fino a quell'istante aveva avuto il suo giusto epilogo.
La scultura rappresenta una montagna che sorge dal mare, dura e compatta può perdere anche rocce dai suoi fianchi, ma rimane li a testimoniare solidità e forza perenne, come l'amore fraterno che lega noi EM68. Sul basamento sono incisi i nomi di coloro che hanno onorato l'impegno intrapreso finendo i due anni di studi e preparando nel loro piccolo la strada ad una Marina moderna ancorata alle buone tradizioni ma proiettata nel futuro.
Abbiamo assistito alla messa dove un coro, inaspettatamente splendido, ci ha allietati, dimostrando una bravura stupefacente. Invitati a pranzo in mensa ufficiali abbiamo continuato a gestire i nostri sentimenti con pacata euforia non credendo che tutto ciò che stava succedendo era vero. Tutti noi ci siamo sentiti parte di qualcosa di irripetibile. Antonio, Domenico, Rino, Pietro, Giancarlo, Sergio, Felice, Florindo, i due Lucio, Beppino, Mauro, Moreno, Roberto, Rosario, Andrea, Letterio, Gianfranco, Ciro, Michele, Francesco, Giovanni, Enrico, Rinaldo, Paolo, Antonio dal Belgio, Dario e tutti gli assenti impossibilitati a venire possiamo considerarci una grande affiatata squadra?
Altro momento intenso, quando il Comandante Ciussi ci è venuto a trovare a ricordarci il padre, quel Capo Ciussi che era sicuramente il più amato tra gli istruttori e che con capitan Franceschini si divideva il nostro affetto. I ricordi sono affiorati, belli e brutti. Come dimenticare i giri di campaccio per punizione, i finti svenimenti di Rosario per far cessare le punizioni collettive, il perenne gesticolare a voce alta di Domenico, il "ciacolare" in dialetto veneto di Giancarlo, le notti passate a "villa triste" per una insufficienza o solo perché si muoveva impercettibilmente la testa sull'attenti. Il farsi coraggio vicendevolmente con un reciproco invito a tener duro. Le notti di piantone in camerata a fumare sulle scale e chiacchierare con il piantone della camerata vicina. Il lavaggio gamelle, quando per togliere il tappo formatosi con i residui di cibo eravamo costretti a perforare uno strato di grasso spesso venti centimetri, grasso che si depositava sul braccio quasi fino alla spalla e tanto difficile da togliere. Gli scherzi, fatti e ricevuti, con goliardico divertimento. E poi la festa di santa Barbara in cui ci siamo sentiti forse per la prima volta coinvolti in un clima di complicità contro "l'odiato ETE" e contro tutto ciò che ci avversasse. Il secondo anno, con responsabilità maggiore, a fungere da esempio ai nuovi allievi tanto da sentirci osannati e vederci additati come un esempio da seguire. Nonostante fossimo ancora estremamente vulnerabili nel carattere, a piccoli passi, riuscimmo a creare una base di conoscenza interpersonale che oggi sta dando i suoi frutti.
Ormai quasi tutto il comprensorio della scuola si è modificato nell'aspetto e per ricordare pienamente abbiamo fatto non pochi sforzi giudicando comunque positivo che tutto sia stato migliorato. Enorme impressione il vedere la presenza di donne che con un cipiglio degno delle nostre tradizioni riescono a stare al passo degli uomini con grande grinta e alle quali auguriamo le migliori fortune.
Il pomeriggio siamo usciti in "franchigia" e la sera in un ristorante abbiamo brindato da borghesi a questa nostra Arma di cui ci sentiamo ancora parte integrante se non altro per aver dato a Lei forse i nostri migliori anni. Ci siamo lasciati la domenica mattina per raggiungere le nostre case, ma sapendo che la nostra storia non è affatto terminata perché ......... siamo EM68.
Penso che ognuno di noi voglia ringraziare l'ammiraglio Spagnuolo Comandante le scuole, il vice Comandante cv de Tuglie, il cv Longhi, il tv Durso, tutto il personale di Mariscuola che ha sopportato la nostra pacifica invasione e salutare tutti gli allievi a cui va il nostro invito "SEMPER FRATRES". Lo studio, la fatica, la disciplina e poi il sonno, la noia, l'adorato e odiato mare che toglie spensieratezza ma elargisce vigore intellettuale forgiano lo spirito e trasformano il giovane in un uomo. Un uomo.
A tutti va il nostro augurio di una splendida e soddisfacente vita e quando ,se mai ,dovessero essere assaliti da dubbi si ricordino sempre che: Al marinaio è concesso il ricordo non il rimpianto,
guardare sempre a prora e mai volger lo sguardo a poppa.

Dario viso

 

Dario Bilotti EM68 -Socio di Carmagnola

timone

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